Un po' di storia delle BdT ...

L'esperienza delle Banche del Tempo (e di strutture simili) è nata in Gran Bretagna negli anni Ottanta; all'epoca del governo Thatcher. Nascono infatti in quel periodo piccole comunità solidali che decidono di scambiare tra loro tempo, saperi e anche beni. È una risposta allo smantellamento dello stato sociale, che interrompeva di colpo l'erogazione dei servizi pubblici, e anche una risposta alle sacche di nuova povertà create dalla politica ultraliberista della Thatcher. Tuttavia queste piccole comunità, nate per necessità contingenti, si dimostrano presto un'idea originale di diffusione di un'economia "alternativa", e si rivelano anche nella loro funzione di agenti socializzatori. L'idea viene largamente esportata: in Francia, Olanda, Germania, Paesi Scandinavi. Parzialmente diversa, meno "politica" è la storia in Francia.  Qui l'attenzione è più rivolta agli aspetti di socializzazione, di ricostruzione dei rapporti solidali, di recupero della convivialità. E’ quasi sempre escluso lo scambio di beni, e ci si limita allo scambio di tempo contro servizi. Uno sviluppo particolarmente interessante di questa esperienza (tenuto anche da alcune BdT Italiane) è lo "scambio dei saperi". Il termine "Banca del Tempo" è stato usato per la prima volta in Italia nel 1991 per iniziativa del Sindacato pensionati della Uil di Parma. L'idea è quella di venire incontro al bisogno degli anziani e dei pensionati che al termine della vita lavorativa si sentono espulsi anche da quella attiva e dalla società e, nello stesso tempo, di aiutare le donne che lavorano e hanno figli.

Nel giugno del 1995 è partita la progettazione e la sperimentazione della Banca del Tempo di Ivrea, ad opera di dieci donne del Centro Lilith-Casa delle donne.

La banca che, però, ha fatto da battistrada per tutte le altre oggi esistenti, è stata inventata dalle donne elette nel Consiglio comunale di Sant’Arcangelo di Romagna, con a capo un sindaco donna. Infatti le banche sono nate per migliorare la qualità della vita in primo luogo delle donne, che spesso rilevano il grosso problema della mancanza di tempo. In risposta a tale problematica hanno creato un luogo solidale dove far quadrare il loro bilancio di tempo quotidiano. Intanto, attraverso una serie di incontri divulgativi, l'idea di scambio di tempo incontra il favore di numerosi gruppi (associazioni costituite e gruppi informali) che nel breve periodo danno vita ad altre Banche del Tempo. Alla fine del '95 sono 5 le esperienze attive. Nel '96 una settantina.

La tendenza all'espansione del fenomeno è stata consistente. Nei primi anni Duemila hanno conosciuto un notevole sviluppo e sono state oggetto di decine di tesi di laurea, di centinaia di articoli, interviste, pubblicazioni. In questi anni si è raggiunto un insieme ragguardevole di realizzazioni attraverso una sorta di contagio a macchia d'olio che si è diffuso dapprima prevalentemente nelle regioni del centro-nord, per espandersi, successivamente, anche nel sud del paese. A tutt'oggi le banche operative risultano essere circa 400, ma molte altre sono in fase di realizzazione.

Nel 2008 è stata costituita anche una rete nazionale delle banche del tempo. La particolare attività delle Banche del tempo coinvolge persone assai diverse per età, condizioni sociali e culturali. Gli iscritti sono in prevalenza donne (circa 70 percento). L’età media si sta progressivamente abbassando, in quanto l’utilizzo costante dell’informatica (mail e web) ha coinvolto anche le fasce giovani della società.

 

 

 

 

<< Non guardarmi così, oggi non ho proprio tempo per portarti al parco!

Però potrei chiamare la BdT !!!>>